Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo CalvinoOggi, sul comodino, ci attende Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino, romanzo novecentesco che parla di libri, lettori e lettura.

Di cosa si parla?

La storia si avvia a partire da questa verosimile situazione: tu, Lettore, hai appena comprato la tua copia di Se una notte d’inverno un viaggiatore e non vedi l’ora di tornare a casa per leggerlo. Per qualche motivo, però, non riesci ad arrivare oltre le prime pagine.

Da qui in poi, è tutto un incominciare letture che, per una causa o un’altra, non si riesce mai a finire di leggere. I tentativi di riprendere la lettura non fanno che portare a nuove letture e a nuovi imprevisti.

Costruzione

Nel corso della trama – una trama molto più avventurosa di quanto questo incipit possa far pensare – si incontrano diversi tipi di lettori (quelli riflessivi, gli analitici, i filologi, i sognatori…), varie modalità di lettura e soprattutto differenti tipologie di libro. Dieci sono gli incipit di romanzi che troviamo all’interno del romanzo: ognuno ci dà un assaggio di un tipo di narrazione diversa, ci porta al momento in cui la storia si fa interessante e poi ci abbandona lì, con un palmo di naso. Esattamente la stessa cosa che accade al Lettore-protagonista, mentre legge.

Estratto da Se una notte di inverno un viaggiatore di Italo Calvino

La costruzione del romanzo è, come quasi tutti i lavori di Calvino, magistrale. La narrazione ci porta in tutti i luoghi che un libro può attraversare durante la sua vita (case di privati, aule universitarie, case editrici, lo studio dell’autore…), ci fa incontrare lavoratori e fruitori di diverso tipo, con diversi interessi, alcuni cinici e altri speranzosi.

Il romanzo è narrato in seconda persona; l’autore parla direttamente al Lettore-personaggio, ma al tempo stesso anche al lettore-fruitore, a cui fa vivere nelle pagine del suo libro esattamente le stesse sensazioni che toccano al protagonista. Anche noi proviamo la frustrazione di fronte ad un nuovo incipit tronco, anche noi stiamo leggendo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino, anche noi siamo curiosi, ci sentiamo sospesi e vogliamo scoprire che cosa succede dopo. E veniamo sballottati col Lettore tra una situazione e l’altra.

La scrittura

Calvino, e chiunque abbia mai letto un suo scritto lo sa, gioca con le parole. Sceglie sempre quella giusta, quella che crea il perfetto contrasto o il doppio senso o il gioco di parole. Dalla sua penna escono descrizioni deliziose, paragoni che lasciano affascinati – originali, insoliti, studiati. La sua scrittura è apparentemente semplice e lineare: non si eccede in paroloni né in manierismi, a meno che questi non siano strumentalmente utili a trasmettere una sensazione o a definire un personaggio. Le sue frasi sono continuamente spezzate da incisi o allungate da seconde (terze, quarte…) precisazioni. Poi ritratta, cambia prospettiva, torna al punto di partenza. Le riflessioni si evolvono sulla fedele falsa riga del pensiero.

E poi, alla fine, tutto torna. Calvino è una garanzia: le narrazioni di questa sua fase autoriale sono costruite a partire da un’idea sperimentale (in questo caso, quella di un libro fatto tutto di incipit), attorno alla quale la storia viene elaborata, seguendo binari che mai vengono traditi. A mio parere anche troppo: Calvino sembra dare più importanza alla sperimentazione, al seguire la struttura che si è dato, che alla piacevolezza della trama. È una caratteristica rispettabile per un autore, la fedeltà al progetto iniziale, ma personalmente, da lettrice, non riesco ad apprezzarla più di tanto.

E, a me, è piaciuto?

Nì, per me Se una notte d’inverno un viaggiatore è un nì. Da ammiratrice dell’autore, non riesco a non adorare la peculiarità dello stile, la scelta delle parole, la sottile ironia, la meticolosità con cui tutto il romanzo è stato costruito. Mi sono entusiasmata leggendo alcuni passaggi che si potrebbe definire metaletterari, ovvero momenti in cui il testo affronta riflessioni sull’ideazione dello stesso libro in cui è contenuto. Ho amato la maniera in cui, alla fine, tutti i conti sembrano tornare.

Estratto #2 da Se una notte di inverno un viaggiatore di Italo Calvino

D’altro canto, come anticipavo poco fa, trovo che la trama risulti un po’ forzata e poco credibile. Interessante, senza dubbio, ma per quanto la lettura sia scorrevole per me è stata faticosa.

Non sono riuscita ad apprezzare del tutto il sistema degli incipit, che, più o meno a metà romanzo, ho cominciato a trovare noiosi da leggere, pur lasciandomi assorbire da uno o due di essi. Quando ne iniziava uno, mi affrettavo per tornare il più in fretta possibile alla narrazione principale. Come non sorridere, però, accorgendosi che più o meno la stessa cosa stava succedendo al Lettore-personaggio, all’interno del romanzo?

Ahimè, non posso ritenermi del tutto soddisfatta da questa lettura, seppur affascinata. Su Goodreads, appena voltata l’ultima pagina, gli ho assegnato due stelle. A mente più fredda, sono del tutto divisa a metà: due stelle e mezzo su cinque.

Tiriamo le somme, dunque.

Pro

  • Meravigliosa costruzione della trama. Tutto torna, tutto si incastra.
  • Molto originale, a mio avviso, l’idea di fondo e geniale la modalità in cui l’autore riesce a far continuamente coincidere la situazione del Lettore-personaggio con quella del lettore-fruitore, nella realtà.
  • Sperimentazione di diversi stili letterari, nei diversi tipi di incipit.
  • Scrittura scorrevole e apparentemente molto semplice, ma sottilmente elaborata.
  • Interessante analisi dei diversi tipi di lettori e l’esplorazione dei luoghi della vita del libro.

Contro

  • Gli ingranaggi girano alla perfezione, ma la trama risente un po’ delle imposizioni date dalla struttura.
  • La lettura degli incipit ha smesso presto di essere entusiasmante, ho cominciato presto a trovarli fastidiosi.
  • Frasi troppo lunghe e contorte; spesso mi ritrovavo a perdere del tutto la concentrazione a metà di un periodo.