Sul comodino, oggi, un romanzo crudo e coinvolgente, tutto italiano, che ho amato e odiato al tempo stesso. Parliamo de L’amica geniale di Elena Ferrante.Copertina de L'amica geniale di Elena Ferrante. Recensione

Cos’è L’amica geniale?

Risposta del tutto superflua, perché, tra romanzi e serie tv, questa storia ormai è sulla bocca di tutti da tempo. Però, insomma, qualche accenno è d’obbligo, nel caso qualche curioso non sappia ancora di cosa parla.

L’amica geniale è la storia di Elena e Raffaella, due ragazzine che abitano un rione napoletano negli anni ’50. Le seguiamo fin da quando, bambine, si conoscono tra i banchi di scuola, fino alla loro adolescenza. Vediamo il modificarsi del loro rapporto nel tempo, il loro evolversi e rimanere sempre punto cardinale l’una dell’altra, il loro continuo sfidarsi. E nel frattempo osserviamo l’atmosfera del rione, respiriamo la povertà, l’ignoranza, la violenza che regnano sovrane in quei luoghi e in quei tempi. Fiutiamo odore d’intrecci mafiosi di cui però le protagoniste non capiscono bene l’entità, un po’ perché troppo giovani e un po’ perché di certe cose è meglio non parlare.

È una lettura perfetta per chi ama le storie tristi, piene di avvenimenti, grandi e piccoli. Ottima per chi ama le saghe famigliari, credo, e i romanzi corali. Perfetta per chi vuole informarsi sull’Italia dell’altro ieri, dare uno sguardo al popolo.

Non ho nostalgia della nostra infanzia, è piena di violenza. Ci succedeva di tutto, in casa e fuori, ma non ricordo di aver mai pensato che la vita che c’era capitata fosse particolarmente brutta. La vita era così e basta, crescevamo con l’obbligo di renderla difficile agli altri prima che gli altri la rendessero difficile a noi.

Nel rione

L’amica geniale racconta un mondo crudo e duro, violento sia a livello emotivo che fisico. Un mondo difficile in cui crescere e maturare, un mondo in cui vige la legge del più forte, e il più forte spesso gira in Millecento e rapisce le ragazze per qualche ora di svago, ma non sempre.

La loro vita trascorre in un continuo cercare di crescere e affermarsi, tra i banchi di scuola, nel rione, nella vita amorosa. O almeno di stare a galla, tra continue difficoltà.

Quasi tutti i personaggi di questo romanzo risultano un po’ ottusi, di quell’ottusità che è strettamente legata alla posizione sociale. L’atmosfera che si respira è rude, possessiva, impulsiva, sessista, omertosa.

Pochi, pochissimi i sentimenti positivi e puri. Tutti i gesti gentili nascondono un tornaconto personale, le parole carine sono filtrate da un atteggiamento brusco. L’affetto va a braccetto con la possessività, l’amicizia con la competizione. In un ambiente in cui si cerca quotidianamente di stare a galla e sconfiggere la povertà, l’invidia è uno dei sentimenti dominanti.

Persino nell’amicizia tra due bambine: fin da piccole, Lila e Lenù si legano in un rapporto che è a metà tra l’affetto e la rivalità e che sempre resterà tale.

“Sai cos’è la plebe?”.
“Sì, maestra”.
Cos’era la plebe lo seppi in quel momento, e molto più chiaramente di quando anni prima la Oliviero me l’aveva chiesto. La plebe eravamo noi. La plebe era quel contendersi il cibo insieme al vino, quel litigare per chi veniva servito per primo e meglio, quel pavimento lurido su cui passavano e ripassavano i camerieri, quei brindisi sempre più volgari.

Insomma, L’amica geniale ti è piaciuto?

Innegabile che sia un lavoro magistrale. Coerente, dettagliatissimo, corposo. Sì, l’ho assolutamente apprezzato. L’amica geniale è libro che ti disgusta e ti cattura insieme. Leggendo, ho odiato quasi tutto (personaggi, ambientazione, fatti), ma non ho mai spesso di sapere cosa succedeva dopo. Efficacissima la scrittura della Ferrante, senza alcun dubbio.

D’altra parte, trovo frustrante non aver trovato quasi nulla di puramente buono nelle azioni e nelle parole dei personaggi. Persino l’affetto dei genitori per i figli è filtrato dall’incapacità di esprimere i sentimenti, l’amicizia tra bambini dalla rivalità, l’amore dall’egoismo. È tutto molto realistico e ben descritto, capiamoci: ho proprio trovato frustranti i personaggi, a livello umano. Il che è esattamente quello che il libro doveva trasmettermi, forse. Doveva farmi vedere come un ambiente così misero e limitante sia in grado di tarpare le ali ad ogni cosa bella. Io sono più fiduciosa di così nei confronti della vita, però, e quindi L’amica geniale mi ha fatto arrabbiare.

Lenù, in particolare, mi ha fatto arrabbiare. Non è minimamente capace di sganciare la propria esistenza e la propria percezione del mondo da quella di Lila; è in costante competizione con lei e non riesce nemmeno a riconoscere i propri meriti quando ne ha, sottomettendosi sempre alla sua idealizzazione della meravigliosa amica. È insicura e arrogante al tempo stesso, come i veri insicuri, e usa le persone per sentirsi un po’ migliore. Umanissima e realistica, ma estremamente irritante.

Invidiavo a Lila quel fratello così solido e a volte pensavo che la differenza vera tra me e lei era che io avevo solo fratelli piccoli, quindi nessuno che avesse la forza di incoraggiarmi e sostenermi contro mia madre rendendomi libera di testa, mentre Lila poteva contare su Rino, che era capace di difenderla contro chiunque, qualsiasi cosa le venisse in mente.

L’amica geniale è un buon libro, senza alcun dubbio. L’autrice ha scritto una storia ben organizzata, con uno stile molto dettagliato, coinvolgente e mai, mai noioso. Racconta una vita normale, normale di una normalità che a me non è famigliare. Mi ci ha trasportato dentro e mi ha fatto soffrire e arrabbiare con i personaggi. Sono costernata dal fatto di non averne trovato uno del tutto buono, non riesco proprio ad accettarlo.

Oh, c’è un’ultima cosa che ho trovato parecchio frustrante: il finale. Aperto, apertissimo, anzi direi proprio tronco. Sapevo che il libro è parte di una tetralogia, so che “è così che funziona”, ma ho detestato il modo in cui l’autrice sembra volerti costringere a prendere in mano il volume successivo. Mi aspettavo – e probabilmente avrei preferito – che il libro si concludesse assieme ad una sequenza della trama. Non che mi troncasse una scena.

Pro

  • L’amica geniale è un libro coinvolgente e ben scritto, molto curato e pieno di dettagli vividissimi. Merita senza dubbio la sua fama. La scrittura dell’autrice è spontanea e magnetica, non vorresti mai smettere di leggere.
  • L’ambientazione è tratteggiata in maniera dettagliata e concreta; leggendo si respira l’aria (pesante) del rione e dei suoi luoghi.
  • Vengono trattati temi forti e importanti in maniera molto efficace; non vengono mai banalizzati. Si parla di violenze di genere, di molestie, di mafia, dell’importanza dell’istruzione, di povertà, di ambienti sociali degradati, di speranza e della sua assenza.
  • La voce narrante, quella di Lenù, è il filtro principale attraverso cui viviamo la storia ed è molto, molto ben reso. Elaboriamo (o meno) i traumi assieme a lei, capiamo e non capiamo cosa sta succedendo attraverso i suoi pensieri, abbiamo un punto di vista sempre e giustamente parziale.
  • Mi pare ci sia un’unica ricorrenza del titolo all’interno del testo e l’ho trovata molto, molto toccante. Una scena veramente preziosa.

Contro

  • L’unico difetto oggettivo che ho trovato è il finale tronco. Mi ha incuriosito, certo, ma mi ha anche innervosita.
  • Soggettivamente, per me è stato un romanzo un po’ provante. Tanta rabbia, tanta frustrazione. Non ne sto dando una lettura semplicistica, capisco che i temi trattati siano importanti e realistici, ma è stato provante.
  • Lenù, poi, è snervante. Tutta la sua vita, i pensieri, le decisioni ruotano attorno alla rivalità verso Lila. Tutto ciò che vuole è essere come, meglio o ammirata da lei. È al limite dell’ossessione.

Su goodreads, ho assegnato al romanzo 3 stelle su 5, ma a mente fredda aumenterei il voto a 4. Un libro da leggere, una saga che per il momento, però, non sono sicura di voler continuare.