Sul comodino, oggi, un libro autobiografico che ho iniziato per curiosità e che ho divorato con entusiasmo in pochissimi giorni. Si tratta di Lessico famigliare di Natalia Ginzburg, pubblicato da Einaudi nel 1963.

Copertina di Lessico Famigliare, Natalia Ginzburg, Giulio Einaudi Editore, Letture per la scuola media, 1972
Copertina

Di cosa si tratta?

Lessico famigliare è un testo dai toni intimi e dal linguaggio estremamente semplice, in cui l’autrice, attraverso le frasi tipiche delle persone che hanno popolato la sua vita, si racconta e ci racconta le vicende della propria famiglia. Si tratta di un’autobiografia che ci viene detto non essere del tutto puntuale:

“Ho scritto soltanto quello che ricordavo. Perciò, se si legge questo libro come una cronaca, si obbietterà che presenta infinite lacune. Benché tratto dalla realtà, penso che si debba leggerlo come se fosse un romanzo: e cioè senza chiedergli nulla di più, né di meno, di quello che un romanzo può dare. […] Non avevo mai voglia di parlare di me. Questa difatti non è la mia storia, ma piuttosto, pur con vuoti e lacune, la storia della mia famiglia.”
(“Avvertenza”, p. 5 di Natalia Ginzburg, Lessico Famigliare, Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino, 1972)

Il racconto parte da quando Natalia era bambina e, passando per le sue vacanze in montagna, il fascismo, la guerra, il matrimonio con Leone Ginzburg, gli anni come collaboratrice di Einaudi, si conclude al momento del suo definitivo trasferimento a Roma, assieme al secondo marito. Più che la sua storia, quindi, come lei stessa ci dice, leggiamo quella della sua famiglia e dei suoi amici, in particolare dei suoi genitori, su cui è costantemente posto l’accento e che si dimostrano le colonne portanti di questo testo.

La madre, Lidia, è una persona allegra e leggera, che raramente trattiene le proprie considerazioni e dice tutto quello che le passa per la testa. Le piace circondarsi di persone giovani e non si fa problemi a passare il proprio tempo a conversare con la domestica o la sarta. Quando sarà ormai vecchia, farà dei figli di Natalia tutta la propria vita – nonna nostalgica, apprensiva e affettuosa come è sempre stata da madre. Ciò che più salta all’occhio di lei è la tendenza a ripetere come motti le frasi (famigliarmente) celebri delle persone che ha incontrato nel corso della vita.

La seconda colonna portante è sicuramente il padre di Natalia, Giuseppe Levi (questo è infatti il cognome da nubile della Ginzburg). Un padre burbero e con una sensibilità tutta sua, un professore universitario di anatomia, uno scienziato che cerca di educare la propria famiglia alla convenienza e alle buone maniere, arrabbiandosi di fronte alla prospettiva di qualunque leggerezza e temendo sempre per le sorti dei propri figli. Dal cuore morbido, nonostante la tendenza a fare sfuriate per un nonnulla e di continuo, si ritrova a non riuscire a dormire la notte, interrogandosi sulle possibili soluzioni ai problemi che affliggono i figli. Ho iniziato la lettura mal sopportandolo e l’ho conclusa volendogli bene.

Pavese stava al tavolo, con la pipa, e rivedeva bozze con la rapidità di un fulmine. Leggeva l’Iliade in greco, nelle ore d’ozio, salmodiando i versi ad alta voce con triste cantilena. Oppure scriveva, cancellando con rapidità e con violenza, i suoi romanzi. Era diventato uno scrittore famoso.
(p. 183)

Tra le apparizioni più importanti, all’interno di queste pagine, rilevante è sicuramente la figura di Cesare Pavese, amico ironico, burbero e tormentato, che tuttavia l’autrice sembra ricordare con una profondissima tenerezza. Con lui anche il carissimo amico Balbo e “l’editore” presso cui lavorava, ovvero Giulio Einaudi stesso. L’ambiente della casa editrice è raccontato con particolare affetto e nostalgia e, non lo nascondo, quest’ultima parte è stata quella che mi interessava di più, quando ho preso in mano questo volume. E non mi ha per nulla deluso.

È racconto famigliare, insomma. Le storie sono biografiche, quindi avvicenti entro i limiti della normalità, con l’aggiunta di quel tipo di tristi avventure portate dalle incombenze storiche. La famiglia Levi è composta da antifascisti e sarà costellata di accadimenti storicamente e politicamente rilevanti – ma non scenderò ora nei dettagli, per non anticiparvi troppo.

E ti è piaciuto Lessico famigliare?

Vi dico solo che, a fine lettura, mi sentivo parte della famiglia. Ho iniziato io stessa ad avvertire quell’affettuosa nostalgia data dal ricorrere del “lessico famigliare”. L’ho letto tutto d’un fiato, rubando appena possibile momenti allo studio per poter sbocconcellare qualche pagina. È un bellissimo libro, che mi ha dato la sensazione di essere riuscita a fare la conoscenza, tramite Natalia, di persone di cui prima avevo potuto sentir parlare solo sui libri.

È un altro testo che mi ha entusiasmato tanto da invogliarmi a cercare altri titoli di Natalia Ginzburg, per poter cercare di conoscerla come lei mi ha permesso di conoscere Pavese e i membri della sua famiglia.

Delle sue varie cugine che si chiamavano tutte o Margherita o Regina, mio padre usava dire che erano molto belle. – Regina da giovane, – cominciava, – era una gran bella donna –. E mia madre diceva: – Ma no Beppino! Era una baslettona!
Sporgeva in fuori il mento e il labbro di sotto, per dimostrare che gran basletta che aveva quella Regina; e mio padre s’arrabbiava:
– Tu non capisci niente di bellezze e bruttezze! Tu dici che i Colombo sono più brutti dei Coen!
(p. 67)

Pro:

  • Leggendo questo libro impariamo a conoscere i personaggi attraverso lo sguardo affettuoso di qualcuno che li ha davvero amati. Credo sia impossibile non affezionarci a nostra volta.
  • Vengono raccontati e/o citati episodi legati alla storia italiana che ho trovato molto interessante leggere dal punto di vista di persone che li hanno vissuti. Persone normali e tutto sommato fortunate.
  • Molto bello, per chi è affascinato dall’argomento, conoscere dal punto di vista di un’amica personaggi come Cesare Pavese e Giulio Einaudi (“l’editore”).

Contro:

  • Il testo non è suddiviso in capitoli, ma in paragrafi o sequenze separate solo da un rigo bianco. Personalmente non la trovo un’organizzazione disturbante, ma è bene segnalarlo.
  • La storia non può essere per forza di cose troppo avvincente. Si tratta di biografie, quindi, al di là del “movimento” causato dagli eventi storici, si parla di vite piuttosto normali.
  • Questo è a metà un pro e a metà un contro: Natalia non parla mai, o quasi, di sé. Una volta finito Lessico famigliare, ho trovato un vero peccato non averla potuta conoscere come ho conosciuto gli altri, pur essendo una scelta molto condivisibile – sarebbe stato difficile, immagino, descrivere se stessi in maniera similmente lucida e tenera.