Quella di oggi, sarà una recensione su un libro che sul comodino c’è stato uno o due anni fa. L’ho visto per caso sulla libreria mentre cercavo posto per un altro volume e me ne sono innamorata di nuovo. Quindi oggi ho deciso di raccontarvelo, perché è una piccola meraviglia.

Copertina di Lost in translation, Ella Frances Sanders, Marcos y Marcos
Copertina di Lost in translation

Di cosa stiamo parlando?

Si tratta di Lost in translation di Ella Frances Sanders, autrice e illustratrice. È un volumetto edito Marcos y Marcos, del 2015, che ci racconta il significato di una selezione di cinquanta parole straniere che nella nostra lingua non sono traducibili, le cui sfumature, appunto, “si perdono durante la traduzione”. Parole che, inevitabilmente, ci raccontano un po’ la cultura di origine, e finiscono per farci venire voglia di imparare tutte le lingue citate. (Alcune delle quali, vedrai, non le avrai nemmeno mai sentite nominare.)

Ma, di preciso, com’è?

Lost in translation è un libretto che si sviluppa in orizzontale, davvero molto minuto, leggero e maneggevole, all’interno del quale ogni parola viene affrontata sullo spazio di due pagine.

"Gurfa" in Lost in translation, Ella Frances Sanders, Marcos y Marcos
“Gurfa” in Lost in translation

Sulla pagina di destra, la prima su cui cade l’occhio, il termine viene scritto in bella grafia e una deliziosa illustrazione minimale cerca di evocarne il significato, a volte in maniera più riuscita di altre, ma con risultati esteticamente sempre apprezzabili. Il tutto, accompagnato da poche parole o al massimo una frase.

Sulla pagina di sinistra, invece, l’autrice provvede ad un ulteriore commento, questa volta verbale, breve ma chiarissimo, della parola in questione. Approfondisce, insomma, ciò che già spiega l’illustrazione. Qui, inoltre, si specifica la lingua di provenienza (dettaglio fondamentale) e la categoria grammaticale a cui la parola appartiene (aggettivo, sostantivo, verbo), in modo da poter meglio capire come venga usata dai parlanti.

Per darvi qualche altro dettaglio: la carta della copertina è un cartoncino ondulato, persino il nome della casa editrice è inserito in maniera simpatica all’interno dell’illustrazione (in un cartello). Lo sfondo delle pagine è colorato, di volta in volta di colori diversi, nitidissimi, e i colori delle scritte sono bel calibrati per garantire una facile lettura.

A te, insomma, è piaciuto, giusto?

Mi è piaciuto tantissimo. Lost in translation è uno di quei libri che prendi in mano e non molleresti più finché non lo hai finito, ma per decenza ti sforzi di centellinare per far durare il più a lungo possibile l’esplorazione delle pagine.

Mi ha fatto venire voglia di esplorare le culture da cui provengono le parole, a volte anche di impararne le lingue. I significati, come dicevo sopra, spesso ci raccontano aspetti peculiari dei popoli da cui provengono, cosa che trovo immensamente affascinante. Ci danno informazioni sul valore che una certa cultura dà al tempo, allo spazio, alle persone, a certi piccoli dettagli che magari nella nostra a malapena vengono notati (per lasciare spazio ad altri).

E, nemmeno a dirlo, le illustrazioni sono molto belle. In uno stile semplice e un po’ abbozzato, con colori sapientemente abbinati, qualche volta non c’è nemmeno bisogno di leggere la definizione scritta per tradurre le parole misteriose.

"Tìma" in Lost in translation, Ella Frances Sanders, Marcos y Marcos
“Tìma” in Lost in translation

Insomma, pro:

  • L’idea da cui parte è stuzzicante e interessante, per chiunque abbia un minimo di interesse linguistico, ma anche per ogni altro tipo di curioso.
  • La selezione delle parole non lascia spazio alla noia. I termini sono vari e le lingue di provenienza molto meno scontate di quello che si potrebbe pensare.
  • Le illustrazioni sono molto belle e vivacizzano molto la lettura. Decisamente non sembra di sfogliare un dizionario. Sono semplici, colorate e colpiscono dritto nel segno.
  • È un libro che a me piace definire “da collezione“, l’ideale, a mio parere, per fare un regalo. Lo finisci in fretta, ti fa piacere averlo sullo scaffale, è esteticamente piacevole; qualche volta puoi sfogliarlo da capo e sarà un po’ come rileggerlo la prima volta.
  • Per essere un libro illustrato, e così tanto colorato, credo che il prezzo sia abbastanza contenuto: quello di copertina della mia edizione è 15,00€. Con una breve ricerca ho scoperto che attualmente (agosto 2018) il prezzo è salito di un euro, ma, per esempio, è soggetto al solito 15% di sconto su IBS e ce ne sono due copie usate in vendita su Libraccio.

Contro:

  • Lost in translation è un libro molto breve. Ho avuto l’impressione che fosse finito troppo presto.
  • Le pagine non sono numerate e non c’è un indice, quindi questo potrebbe essere un problema in caso qualcuno volesse citarlo o cercare qualcosa in particolare al suo interno.
  • Personalmente ho avuto dei problemi a leggere le scritte in corsivo all’interno delle pagine illustrate, se sia per il bianco su bianco o per la linea di contorno tremolante, non saprei dire. Dalle immagini (dalle mie foto o dagli estratti che si trovano online), però, avrete modo di capire se a voi risulti difficoltoso oppure no, prima di comprarlo.