Sul comodino, oggi, un libro che mi ha affascinato per la sua descrizione del mondo, ma mi ha anche leggermente disturbata e confusa. Quale? Margherita Dolcevita di Stefano Benni.

Copertina di Margherita Dolcevita, Stefano Benni, Feltrinelli

Di cosa parla Margherita Dolcevita?

Il libro racconta di Margherita, la narratrice: una quasi-quindicenne bionda e rotondetta, che osserva la vita con uno sguardo che oscilla tra il trasognato e il cinico. Descrive i propri famigliari, i compagni di scuola e il suo cagnolino Pisolo con amorevole ironia, un po’ pungente ma bonaria. Una ragazzina che rispetta e ama la natura quasi incontaminata che all’inizio del libro circonda casa sua, ma ben presto verrà minacciata dall’arrivo di misteriosi vicini, apparentemente perfetti, che finiscono per ipnotizzare quasi tutti i suoi famigliari.

A rimanere più lucidi e sospettosi sono solo Margherita, suo nonno e il suo fratellino Eraclito, un giovanissimo gamer dall’intelletto sopraffino. Tre personaggi che non potrete non apprezzare, ognuno con le sue stranezze e un diverso genere di intelligenza.

Eraclito è piccolo ma apocalittico. Pensa che il mondo morirà tra pochi anni, arrostito come un popcorn, e vagherà per lo spazio bianco e bucherellato. Per finire, è innamorato dell’insegnante di matematica, che sembra una cicogna con gli occhiali, ma questo è un segreto.

La storia percorre il dilagare di questa “ipnosi“, chiamiamola così, dentro casa di Margherita e in tutto il circondario. Le persone e l’ambiente si trasformano in maniera inquietante e tutto ciò che c’è di imperfetto inizia, piano piano, a sparire. Ma chi è a decidere cosa è perfetto e cosa no?

I temi trattati sono tanti: la fantasia, in primis, assieme al rispetto per l’ambiente; si parla di essere se stessi, di convivere con la fragilità, fisica e mentale. Si parla di arte, di populismo, consumismo, di intolleranza e razzismo. È un libro curioso e affascinante, in cui l’idealismo della protagonista si scontra con questa ondata di cinica perfezione tossica.

Qual è il messaggio del libro?

Che cosa rappresentano i Del Bene, i vicini? Il consumismo? Il razzismo? Il populismo? Un mix di tutti i mali del XXI secolo? Durante tutta la lettura, non ho (quasi) fatto altro che chiedermi quale fosse il nemico che stavamo combattendo. Mi risultava evidente che ci fosse un che di allegorico, in quella famiglia. Ad un certo punto mi è persino venuto in mente il nome di un partito politico in particolare, ma, ehm, non è questo il luogo in cui parlarne.

“Vi ho chiamato qui per fare il punto della situazione. Nella nostra zona molte cose non vanno bene, ma stiamo lavorando per cambiarle e sono felice che voi siate nostri alleati. […] Abbiamo mandato via i lavavetri dagli incroci e l’accampamento di zingari ladroni” ha proseguito Frido con voce ferma.

Qualunque sia in concreto il nemico, è indispensabile combatterlo. Il messaggio è chiaro: lasciarsi influenzare porta alla distruzione.

Bisogna rispettare l’ambiente, le persone, le diversità e le fragilità umane, senza mai perdere il contatto con la vita reale. Non bisogna lasciarsi irretire dalle promesse illusorie della modernità, bisogna passare le novità al vaglio critico della ragione.

Ti è piaciuto?

Sì, mi è piaciuto. Ho adorato la visione di Margherita, il suo riconoscere le imperfezioni di ognuno e accettarle così come sono, senza giudizi né pregiudizi. Lei stessa è un’adolescente del tutto imperfetta, secondo il canone estetico, la sua cartella clinica e persino la sua percezione della bellezza.

Ai party sto in disparte
Ai balli nessuno mi invita
Ma quando apre il buffet
La star è Margherita.

Sono stata un po’ infastidita dai suoi – chiamiamoli così – sbalzi ormonali, in cui più o meno improvvisamente si comincia ad alludere alla masturbazione. Perché? Non lo so, credo di averli trovati fuori luogo e non-necessari, anche se probabilmente sono parte integrante della caratterizzazione della protagonista (e forse della sua età).

Al di là di questo, è indubbio che Margherita Dolcevita non sia un libro per bambini né per ragazzi troppo giovani. A ventiquattro anni e con un pensiero critico che – bene o male – funziona, mi ha lasciata un po’ confusa. Ho l’impressione che qualcosa mi sia sfuggito, di non aver trovato la chiave di lettura giusta – anche se scrivere questa recensione mi ha aiutato molto a chiarirmi le idee.

Pro:

  • Margherita Dolcevita è un libro breve e piuttosto scorrevole.
  • Di Stefano Benni ho letto solo un pezzo di Il Bar Sotto il Mare, per ora, ma anche conoscendolo così poco sono inconfondibili lo stile e il tono ironico dell’autore. Sì, anche quando veste i panni di una quattordicenne. Io non sono ancora sicura che mi piaccia la sua voce narrante, ma la riconoscibilità è assolutamente un pregio.
  • Il testo è molto vario. Pur essendo prevalentemente una narrazione in prima persona, qualche volta compaiono le poesie (“poesie brutte”) di Margherita, altre stralci di narrazione provenienti da un lontano futuro, o ancora le sue fantasticherie si trasformano in passaggi di un romanzo immaginario.
  • I personaggi sono estremamente originali e ben caratterizzati. Anche quelli un po’ stereotipici, come possono essere il fratellino geniale e il fratellone buzzurro, hanno tratti del tutto eccentrici che li rendono unici.
  • In Margherita Dolcevita è presente anche un elemento fantastico, rappresentato dalla Bambina di Polvere, il fantasma di una ragazzina morta tanti anni prima durante un bombardamento. Come spirito, è anche un po’ un’entità protettrice della natura. Personaggio, tra l’altro, che sembra fortemente simbolico e denso di sottintesi. A volte ci fanno pensare che sia leggenda, altre reale, poi di nuovo che sia un’allegoria. Molto affascinante.
  • La visione del mondo di Margherita stessa vale tutto il romanzo. Ha un’opinione ironica, gentile e pungente di tutto, esercita senza paura un’ironia esuberante che credo rispecchi quella dell’autore. Un’ironia non sempre piacevole, ma coerente col personaggio e oggettivamente interessante.

Contro:

  • A parer mio, nonostante interrompano la linearità della narrazione, i “romanzi” di Margherita sono estremamente noiosi. Allegorici senza dubbio, ma li avrei saltati volentieri. (Al contrario, ho amato le poesie di Margherita.)
  • Come ho già detto, mi hanno un po’ infastidito le allusioni alla masturbazione, o almeno qualcuna di esse, che mi è parsa proprio inutile.
  • Ho un rapporto strano con l’ironia di Stefano Benni: di tanto in tanto mi pare forzata e non riesco ad apprezzarla. Difficilmente riesco ad apprezzare iperboli marcatissime ed elenchi troppo lunghi: mi annoiano.