Copertina di The Hate U Give, Angie Thomas, Giunti editore
Copertina di The Hate U Give

Cos’abbiamo oggi sul comodino? The Hate U Give – Il coraggio della verità di Angie Thomas, uno young adult che non sembra uno young adult: di spessore e dal messaggio potente.

Che cos’è The Hate U Give?

The Hate U Give è un libro per ragazzi pubblicato in Italia da Giunti editore nel 2017. La protagonista è Starr, una sedicenne afroamericana che abita in un quartiere disagiato e frequenta una scuola privata a quarantacinque minuti di distanza da casa. La sua vita viene completamente sconvolta quando un poliziotto spara al suo amico di infanzia Khalil, in sua presenza. Da qui in poi tutto va a rotoli. Starr si ritrova ad essere sempre più spaventata ed arrabbiata, a dover decidere se parlare di ciò che le è successo o se nascondersi e rifugiarsi in un’apparente tranquillità.

Attraverso i suoi occhi, l’autrice ci mostra lo specchio di due mondi paralleli: l’ambiente protetto, ricco e un po’ viziato della scuola privata, contro quello degradato, ma che cerca di tenersi in piedi, del ghetto.

The Hate U Give è uno young adult che affronta temi importanti, che non scade in amicizie e storie d’amore adolescenziali da cliché. Sì, i fratelli e il padre sono protettivi nei confronti di Starr. Sì, a volte anche un po’ troppo. E sì, Starr ha un’amica biondina un po’ meschina, ma il loro rapporto viene affrontato in maniera matura.

Questo perché il fulcro del libro non è la storia d’amore. I temi principali sono il razzismo, il pregiudizio delle forze dell’ordine verso le persone di colore. Un pregiudizio che a volte è difficile da superare – da ambo le parti.

Oh, un’ultima cosa: se avete sentito dire (come è capitato a me) che questo libro esprime disprezzo e ribellione nei confronti della polizia, be’, non è così. Chi in queste pagine legge “fuck the police” forse è un po’ meno empatico di quello che crede.

«’Pac diceva Thug Life, cioè “vita da teppista”, stava per The Hate U Give Little Infants Fucks Everybody. L’odio che rovesciamo sui bambini fotte tutti.»

Riflessione sociale

Al di là del “semplice” razzismo, The Hate U Give ci racconta il punto di vista di persone che abitano in quartieri ad altissimo tasso di criminalità. Ci racconta di persone che vengono puntualmente prese per delinquenti – che abbiano quarant’anni o sedici, che siano uomini, donne o poco più che bambini. Ci parla di situazioni difficili, in cui ci si vorrebbe fidare delle forze dell’ordine, ma si ha paura di non essere creduti, di essere visti come sospetti.

La polizia e i mass media, quando si parla dell’omicidio di Khalil, puntano sugli aspetti negativi: parlano di aggressività, di crimini, cercano di giustificare quello sparo immotivato. Il tutto per proteggere un poliziotto, che, prevenuto, ha agito in maniera violenta contro un ragazzo nero, disarmato e innocente.

Quando avevo dodici anni, i miei genitori mi fecero due discorsetti.
Uno era il solito sulle api e sui fiori […].
L’altro era il discorso su come comportarsi se fossi stata fermata da un poliziotto.

The Hate U Give, quindi, tratta anche di fiducia – e sfiducia – verso le autorità. Tratta di inclusione, di reintegrazione degli ex carcerati nella società, di dare una seconda possibilità a chi vuole uscire dalla criminalità. Ci mostra persone che si barricano nella delinquenza perché pensano che per loro non esista alternativa.

Quindi, The Hate U Give ti è piaciuto?

Parecchio. Ero intimorita dal fatto che si trattasse di uno young adult, ma ne sono rimasta piacevolmente sorpresa: pochi cliché, pochi episodi prettamente adolescenziali. La storia d’amore ha la sua importanza, ma non sovrasta tutto il resto. Per di più, si tratta di una relazione sana ed equilibrata – il che non è scontato, in questo genere di libri. Anche le amicizie sono vissute in maniera abbastanza matura e il rapporto con gli adulti è solo parzialmente conflittuale. Si legge il punto di vista di un’adolescente assennata e non troppo insicura.

Angie Thomas tratta i temi sociali in maniera intelligente e moderata. Starr è veicolo di emozioni forti e travolgenti, ha qualche crollo di nervi, vive il trauma in maniera realistica. Trovo che tutto sia trattato in modo molto realistico e coinvolgente.

È una lettura molto piacevole, scorrevolissima e, incredibilmente, piuttosto leggera.

Mi hanno stufato in fretta i riferimenti alla cultura popolare e musicale, le descrizioni delle scarpe e i (brevi) siparietti in cui qualcuno canta, ma solo perché ormai sono troppo vecchia per queste cose.

«Grazie per avere avuto il coraggio di fare questa cosa.»
Di nuovo quella parola. Coraggio. Alle persone coraggiose non tremano le gambe. Le persone coraggiose non si sentono sul punto di vomitare. E di sicuro non sono costrette a rammentarsi come respirare ogni volta che ripensano troppo a quella sera. Se il coraggio è una condizione clinica, con me hanno tutti sbagliato la diagnosi.

Su Goodreads, ho votato questo libro quattro stelle su cinque.

Prima di lasciarvi a Pro e Contro, vi metto qui un’intervista in cui Angie Thomas parla di ciò da cui ha tratto ispirazione per scrivere questo libro. L’ho trovato molto interessante.

Pro:

  • The Hate U Give è uno young adult di spessore, che tratta in maniera intelligente tematiche sociali importanti. È istruttivo, fa riflettere e allo stesso tempo intrattiene.
  • È una lettura estremamente scorrevole: sono una lettrice lenta, ma mi sono ritrovata a leggere cento pagine a serata.
  • Le relazioni tra i personaggi sono sane ed equilibrate. Non mancano sfuriate, a volte immotivate, ma vengono gestite in maniera matura.
  • I personaggi sono ben caratterizzati. Angie Thomas ne approfondisce qualcuno più e qualcuno meno, ma tutto sommato ognuno ha la propria profondità.
  • Tupac è uno dei fili conduttori del racconto. Se ne parla più volte nel testo e sempre in maniera significativa.
  • I testi delle canzoni che hanno un’importanza a livello di trama sono riportati in lingua originale e subito dopo tradotti. L’ho trovata un’ottima soluzione per inserirli nel testo in modo discreto.

Contro:

  • Le descrizioni delle scarpe. Starr è un po’ fissata con le scarpe (da ginnastica), ma… che noia.
  • C’è un inside joke, tra due personaggi, legato a Willy, il principe di Bel Air. Per quanto sia inserito in modo realistico, l’ho trovato un po’ fastidioso, come anche altri riferimenti alla cultura pop, spesso fini a se stessi.