Ragazza seduta sul letto con graphic novel in mano

Oggi sul comodino parliamo di un argomento spinoso per definizione: le mie attuali unpopular opinion a fumetti.

Nel corso dell’ultimo anno, come molti di voi avranno notato, mi sono incontrollabilmente dedicata alla lettura di graphic novel. Per tanti motivi: per passione, per questioni di tempo, per voglia di letture che scorressero via veloci.

Mentre cercavo di orientarmi in questo mondo e di recuperare più testi di valore possibile, è stato inevitabile incappare in opere che altri osannavano come capolavori, ma che a me hanno lasciato l’amaro in bocca – e non di proposito. Bene, nei prossimi paragrafi vi racconto perché alcuni dei fumetti di cui ho sentito meglio parlare nell’ultimo anno a me non sono piaciuti affatto.

Tosca dei boschi

La prima graphic novel di cui vi parlerò è proprio opera dei miei beniamini Teresa Radice e Stefano Turconi. Dopo aver letto Il porto proibito, quel capolavoro di intreccio e ambientazione che è Il porto proibito, non potevo proprio immaginare che Tosca dei Boschi mi avrebbe lasciato l’amaro in bocca.

Certo, riguardo all’ambientazione non si può dire loro nulla: la Toscana che ci riportano gli autori emana lo stesso profumo delle vere passeggiate nella campagna senese e le vignette trasudano storia, passione e studio. Il problema è la trama, che, senza spoiler, si perde in un eccessivo perbenismo e in una semplicità che da questi autori non mi sarei aspettata. Sono un po’ fuori dal target (si tratta pur sempre di una graphic novel per ragazzi), ma da Radice e Turconi mi aspettavo un po’ più di coraggio, a livello di tematiche e spessore degli antagonisti. Rimane tutto molto disneyano, ecco. Non mi sarei aspettata da loro la banalizzazione di una trama solo perché destinata ad un pubblico giovane.

La profezia dell’Armadillo

E qui veniamo ad uno dei più grandi scheletri nel mio armadio: non ho apprezzato La profezia dell’armadillo di Zerocalcare. Non è che non mi sia piaciuta la sua ironia, che, anzi, trovo moooolto efficace, è stato più un problema di struttura.

Mi aspettavo una graphic novel, un romanzo, una storia con un’impalcatura unica e solida. Non pensavo che nel bel mezzo della trama piombassero continuamente episodi all’apparenza del tutto scollati tra loro e con il filo conduttore del fumetto. Mi hanno distratta e anche un po’ infastidita. Ho provato a dar loro un significato, ad attribuirli al rifiuto del protagonista-narratore di affrontare la questione principale, ma… è un po’ forzato, no? Non devo giustificarli io, gli aneddoti, dovrebbero spiegarsi da soli.

Niente, mi aspettavo qualcosa di diverso, ne sono rimasta un po’ delusa.

Il principe e la sarta

E poi l’altra grande unpopular opinion: Il principe e la sarta di Jen Wang. Una graphic novel ampiamente pubblicizzata ed esaltata da più o meno qualunque lettore, che però a me non ha convinto al 100%. La ritengo una lettura carina e positiva, contenente un grandissimo messaggio di inclusività e con una certa importanza a livello rappresentativo, ma niente di più. Una storia che più o meno si esaurisce nel suo messaggio, che vuole essere friendly e non fa molto più di quello.

Anche in questo caso, come per La profezia dell’armadillo, avevo aspettative altissime date dall’entusiasmo dei recensori, ma ho trovato qualcosa di… carino, e niente di più.

Un anno senza te

Un’altra graphic novel che mi ha lasciata profondamente perplessa è stata Un anno senza te di Luca Vanzella e Giopota. Ho apprezzato principalmente due elementi: il fatto che l’omosessualità del protagonista non sia una tematica da affrontare, ma solo una caratteristica; e una riconoscibilissima ambientazione bolognese.

D’altro canto, oltre ad aver trovato un po’ noiosa la trama, sono rimasta pesantemente confusa dagli elementi surrealistici e dalla loro apparente mancanza di significato. È stato strano. Non del tutto spiacevole, ma strano. A conti fatti non è una graphic novel che consiglierei, personalmente.

Daisy

Daisy di Marco Barretta e Lorenza di Sepio è forse meno popolare degli altri titolo, ma è stata la graphic novel che più di tutte mi ha fatto arrabbiare nel 2019, come qualcuno ricorderà. E questo perché, di nuovo, mi sono trovata ad affrontare con alte aspettative un fumetto per ragazzi dall’ambientazione interessantissima, in cui però la caratterizzazione dei personaggi e la trama si trovano a peccare pesantemente di efficacia. Le premesse per diventare uno dei miei fumetti preferiti c’erano tutte, però poi…

Non smetterò mai di combattere questo tipo di errori nei racconti per ragazzi: no, il fatto che il target sia infantile non autorizza a trascurare elementi così importanti per una storia.

Nonostante questo, innegabile che le illustrazioni siano fenomenali e il mondo magico creato dagli autori avesse tantissime potenzialità. Spero solo in un miglioramento nel secondo volume.

 

E queste, persone, erano le mie unpopular opinion a fumetti. Di tutti i titoli ho apprezzato qualcosa, ma di nessuno posso dirmi del tutto soddisfatta e, senza alcun dubbio, le aspettative mi hanno rovinato la festa in più di un caso. Che ne pensate? Siete d’accordo con me su qualcuno di questi commenti? E quali sono le graphic novel che tutti sembrano amare, ma che a voi non sono piaciute?

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